Un testo meditato a lungo e confezionato in fretta. Mantenendo volutamente, per ragioni di equilibrio logico, alcune ripetizioni. Siamo infatti su un crinale storico dove gli eventi incorporano una duplicità inquietante. (E probabilmente non si tratta soltanto di duplicità.) Vuol dire che la testa dura e insieme la labilità dei fatti contiene in nuce potenzialità che solo a posteriori scopriremo nel loro senso.
Non perché la Provvidenza si sia trasformata in Turandot, ma perché nulla è scritto in cielo e spetta alla ricerca collettiva degli uomini dare forma storica e rendere weberianamente possibile quel che non lo è ancora, e che anche giudichiamo impossibile.
Per questo l’affermazione einsteiniana secondo la quale un’idea che non paia all’inizio astrusa non ha futuro, non risulta soltanto una splendida battuta di spirito, ma contiene un germe di verità e di propulsione tuttora insondati.
La transizione è tutt’altro che finita. Proprio per questo la politica e la sua intelligenza non devono darci requie.
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