Ricordare può essere il primo tempo della partita del progettare. Niente elegia e tantomeno la resa all’amarezza che critica tutto. Ricordare include il ricordo dei sogni di gioventù e allena a proporre i sogni che la vecchiaia fortunatamente non abbandona. Insomma, un guardare avanti non dimentico delle contraddizioni del passato e delle felici sorprese che in esso ci colsero.
Un’Italia uscita dalla guerra che non volle restare Italietta e neppure si crogiolò nel pensare che solo il piccolo sia bello. Un sogno capace insieme di nostalgia e di critica: se esiste una nostalgia del futuro deve includere anche la critica dei futuri possibili. Ma per criticarli bisogna provare a costruirli, non con il lego, ma in compagnia di altri sognatori. Lavorando insieme agli strumenti collettivi di una politica che non fugge in avanti e neppure si attarda negli eccessi diagnostici.
Ogni glocale ha mille radici. E dalle periferie si vede lontano.
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