Michele Bertola
(Milano, 1961) Dal 1998 è stato Direttore generale di Cinisello Balsamo, poi di Cesena, Legnano, Imola. Dal 2014 dirige il Comune di Bergamo. È presidente di ANDIGEL (associazione dei Direttori Generali). Insegna in diversi Master e in corsi per amministratori locali di ANCI. Ha scritto “Il direttore generale innovatore negli enti locali” (2006). Suoi contributi sono pubblicati in manuali, saggi e riviste. Ha diretto “Rivista dell’Istruzione – scuola e enti locali”
Quinta lezione del Corso di Formazione alla politica:
EMERGENZE DEL NUOVO MILLENNIO
Questa lezione riguarda il cambiamento nella pubblica amministrazione ma, nel libro di Michele Bertola “Persone fuori dal Comune”, il focus del cambiamento non dipende da norme, regolamenti, diagrammi e schemi ma dalle tante persone che lavorano nella p.a.
Un dirigente ministeriale giunto alla soglie della pensione racconta alla nuova arrivata le storie di dirigenti, quadri, impiegati di ogni categoria che più lo hanno colpito durante la sua carriera di Ispettore dei Comuni. Storie di giovani entusiasti e motivati ma anche di dipendenti nella fase finale della propria carriera lavorativa che “rinascono” attraverso l’attribuzione di nuove mansioni, il trasferimento in nuovi uffici, l’arrivo di nuove modalità di lavoro o di dirigenti che cercano di capire le loro potenzialità e valorizzarli.
In ogni storia c’è una persona che ha dato del proprio meglio per cambiare la pubblica amministrazione. Non tutte ci sono riuscite, ma alcune sì. Dietro le vicende si celano principi e valori vissuti. Emergenze sanitarie, quartieri disagiati, necessità di risparmi, vincoli e pregiudizi sono tutte condizioni che portano ad agire controcorrente coinvolgendo altri e innovando la realtà. Tra una storia e l’altra la giovane discute con il dirigente rivedendo progressivamente e completamente l’idea che aveva del lavoro pubblico. Il passaggio di testimone ora può essere compiuto, con coraggio e ottimismo guardando al futuro.
Scrive Fabrizio Barca nella prefazione al libro: “Cambiare la pubblica amministrazione è difficile, ma non impossibile. Deprimente come ogni altra sconfitta, quando non riesci. Emozionante più di ogni altra vittoria, quando riesci. Perché è una vittoria di tutti e tutte per tutti e tutte. Perché la “missione pubblica” con il suo riferimento ai principi costituzionali di giustizia sociale (articolo 3 in testa), con il suo ritorno visibile nei volti delle persone, non ha uguali.”
Leggi l’introduzione di Michele Borello a Michele Bertola
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Introduzione di Michele Borello a Michele Bertola
In un percorso formativo che ha per oggetto la politica ha senso la testimonianza di un tecnico di spessore intellettuale, perché mai come ai nostri tempi le scelte riguardanti la cosa pubblica sono connesse alle prassi attuative.
E la dirigenza amministrativa non è solo mediazione delle decisioni, dato che sempre più spesso riesce a orientare il potere.
Ciò avviene in quanto il ceto burocratico interviene sempre più apertamente nella partecipazione politica, anche supplendo partiti e sindacati, che perseguono il consenso più che il buongoverno.
Questa tendenza dipende parimenti da una impostazione giuridica di derivazione europea, per la quale l’amministrazione non è asettica, ma agisce seguendo direttrici morali, e – sia pure nel quadro della rule of law – giunge a plasmare il diritto che è chiamata a applicare, anche approfittando della circostanza che, nella pletora di norme, deve spesso svolgere una attività di balancing tra disposizioni confliggenti e di contemperamento tra contrapposti interessi meritevoli.
In questo contesto Michele Bertola si accorge dell’ importanza del fattore umano, e scrive un testo accattivante e istruttivo, che nondimeno per chi legge risulta di difficile collocazione.
«Persone fuori dal comune» è infatti un libro fuori dal comune.
Non si riesce a dire con sicurezza se è una raccolta di ricerche o una miscellanea di racconti, se è un’ opera scientifica o letteraria.
Il contenuto – per quanto brillante – appare analitico, razionale, ergo più vicino a un saggio, mentre il volume si presenta con una cornice narrativa, dove sono inserite storie di personaggi, elencate in un indice essenziale e riferite senza note esplicative a pie’ di pagina (aggiunte però alla fine).
Data questa incertezza, non convince l’ indicazione di Fabrizio Barca, autore della prefazione, che accetta senz’altro l’apparenza di «Persone fuori dal comune» come il romanzo di formazione di Cecilia, la giovane dirigente che nella premessa è presentata come l’ ascoltatrice dei racconti, e forse pure la proiezione di una aspirazione didattica del narratore, impegnato nella vita reale nella formazione dei dirigenti amministrativi del futuro.
Per attribuire la sostanza del libro a un genere, ho cercato piuttosto opere di saggistica che si presentano come una selezione di modelli esemplari, credendo che, al di là della esteriorità gradevole, il maggior pregio del testo sia la ricerca in vivo, metodica e seria, che contiene.
Così ho trovato una forte analogia tra lo scritto di Michele Bertola e quegli scritti di etnografia che partono dall’indagine su tipi umani, per porre le premesse della ricostruzione scientifica di un contesto culturale e delle sue dinamiche interne.
Mi sono cioè convinto che «Persone fuori dal comune», almeno per un certo verso, sia uno studio antropologico, per quanto mi renda conto di come l’autore non pretenda di porsi come un etnologo di professione, e probabilmente rifiuterà questa mia illazione.
Michele Bertola è un dirigente amministrativo che in un primo momento ha guardato ai dipendenti dei comuni dove ha lavorato con l’interesse di chi per dovere d’ ufficio è tenuto a gestire e motivare il personale, e successivamente ha provato a attribuire un senso alle esistenze dei funzionari a partire dal loro impegno professionale.
Egli non è un antropologo che ricorre a specifici criteri di reperimento di informazioni e di comparazione dei risultati. Purtuttavia, tentando di evidenziare il senso etico e il successo delle mansioni impiegatizie, penso che – consapevolmente o inconsapevolmente – l’autore finisca proprio per rendere una meritevole rappresentazione sistematica della micro borghesia italiana, sia pure unicamente nella dimensione del lavoro.
Per convincervi della mia tesi, mi accingo a rintracciare, se non le prove, perlomeno indizi gravi precisi e concordanti che la confermino.
Parto dal confronto con un classico, ossia le ricerche di Ernesto De Martino, il quale, a differenza degli iniziatori della etnologia (i grandi nomi anglosassoni e francesi) non si è dedicato all’approfondimento delle civiltà primitive e lontane, bensì allo studio del vicino, delle effettive convinzioni e motivazioni che sorreggono gli atteggiamenti e le scelte di quei connazionali, che, pur risiedendo a pochi chilometri dalle moderne città italiane, vivono in ambienti folklorici.
Il testo di Michele Bertola va a mio parere collocato, in quel filone di indagine, anzitutto perché l’autore si occupa di descrivere i comportamenti di persone a lui prossime, partendo da un innegabile distacco rispetto a loro.
Il direttore generale disseziona le situazioni in cui si dibattono i dipendenti da un punto di vista che è naturalmente di superiorità, se non altro per la collocazione gerarchica da cui osserva, esattamente come Ernesto De Martino guardava dall’alto della di lui condizione di intellettuale urbano agli abitanti della campagna che visitava e esaminava.
Al contempo, in entrambi gli autori, la differenza obiettiva di posizione non esclude una forte empatia, che ambedue provano verso i soggetti che indagano.
Questo aspetto è peculiare del metodo dell’ antropologo, il quale è tenuto a spogliarsi dei suoi pregiudizi e immergersi nell’ ambiente che analizza, salvo poi riemergere per confrontare il proprio atteggiamento culturale con quello delle persone oggetto del di lui studio.
Di questo passaggio epistemologico, Michele Bertola sembra rendersi conto, quando, scrivendo della tematica del cambiamento di comportamento, cita il suggerimento di Giorgio Gaber, secondo cui «per credere davvero, bisogna spesso andarsene lontano. E ridere di noi come da un aeroplano».
Nel vivo delle pagine del libro, per sostenerne il carattere etnografico, provo a comparare i racconti di «Persone fuori dal comune» con quelli ritrovati o elaborati dalla letteratura antropologica classica, e tento di scoprire quei termini di confronto che normalmente gli studiosi evidenziano per meglio interpretare i dati che raccolgono.
E così l’ episodio di Matilde o della scommessa, che narra di un team di donne capaci di innovazione nel campo del reperimento di finanziamenti per l’ ente locale, può essere avvicinato alle descrizioni delle comunità primitive o folkloriche che si soffermano sui ruoli femminili e maschili e sulle dinamiche dei gruppi femminili e maschili.
Un protagonista che sembra avvicinare «Persone fuori dal comune» alla ricerca antropologica è Lorenzo, il quale può essere assimilato all’ archetipo del briccone divino, figura ricorrente nella mitologia occidentale, oltre che nella tradizione di popoli primitivi.
Non è sconosciuto all’ etnologia un episodio come quello di Silvia o il regolamento, laddove sembra proprio vi sia la descrizione di una influenza magica che inspiegabilmente turba una società stabile, la quale riesce a ritrovare la propria tranquillità solo scaricando il peso dello scandalo su un capro espiatorio.
Nel ciclo dei racconti dell’ eroe che risulta invischiato nelle avversità del fato può essere letto il caso di Franco o dei mattoncini.
E del resto, Giulia o della promessa alla fin fine riferisce del recupero di una tribù alla sovranità del contesto sociale dominante, storia raccontata in vario modo dall’apologo di Menenio Agrippa ai giorni nostri.
Edoardo o del cambiamento è il personaggio prigioniero del suo ruolo, che trova il benessere quando finalmente è costretto a togliersi la maschera.
Rossana e altre figure femminili sono donne svalutate, che si rivelano in tutte le loro capacità in momenti cruciali, epifanici.
Matteo o della responsabilità è la storia di un perdente che per ingenuità soccombe ai riti ufficiali della società.
Andrea o dei limiti inutili parla di un paladino che non riesce a affermare il bene a causa degli ostacoli che le autorità gli frappongono.
Ma sono mie fughe in avanti. Michele Bertola non si spinge oltre la descrizione degli individui e degli episodi, non giunge a fornire una esegesi delle situazioni che riferisce, probabilmente perché spiegare comporterebbe perdere il rigore, con cui ci restituisce fedeli ritratti di esseri umani affascinanti, e la correttezza, con cui ci racconta le loro storie.
L’ autore si ferma alla fase etnografica, quella della raccolta dei dati sul campo, in cui si evidenziano le individualità che agiscono e le situazioni che si creano in un certo contesto culturale, preventivamente delineato.
Michele Bertola lascia intravvedere la caratura morale dei personaggi che descrive ma non si si sofferma a giudicarli con gli strumenti del metodo comparativo o della critica interpretativa adoperati dalla scienza etnologica.Spetta a sociologi e antropologici di professione leggere «Persone fuori del comune», e dalle informazioni che se ne possono trarre, dirci se nella pianura padana del terzo millennio viviamo in un mondo a suo modo mitico, in cui il destino è sostituito da norme, diretta emanazione di una pluralità di fonti – locali, regionali, nazionali, continentali, tutte trasparenti e portata di clic, ma lo stesso inattingibili –, che formano un ordinamento giuridico col quale gli operatori della burocrazia convivono, e al quale si oppongono, cercando – nonostante tutto – di affermare le loro aspirazioni etiche e di realizzare in concreto il bene comune.
Lascio ora a Stefano Guffanti la lettura di un episodio del libro, che ci permetterà non solo di immedesimarci nelle personalità che ne emergono, ma di esercitare il nostro senso critico sull’ operazione culturale complessiva che è perseguita da un testo, a mio parere più carico di plurimi significati di quel che appare.
File audio da scaricare (clicca sul link)
- Luca Caputo presenta la lezione – 1:25
- Michele Borello introduce “Persone fuori dal comune” di Michele Bertola – 10:44
- Stefano Guffanti presenta Michele Bertola e legge un racconto del libro – 13:11
- Prima parte della relazione di Michele Bertola – 22:20
- Stefano Guffanti introduce la seconda parte della relazione di Michele Bertola – 5:01
- Seconda parte della relazione di Michele Bertola – 25:31
- Breve riflessione di Stefano Guffanti e tre domande dei partecipanti – 12:52
- Risposte di Michele Bertola – 20:26
- Altre domande dei partecipanti – 22:06
- Risposte di Michele Bertola e chiusura della lezione – 15:41