Milano, sabato 13 aprile 2019 – ACLI milanesi, via della Signora 3
Al cristiano si chiede di essere tale in tutti gli aspetti della propria vita, ma oggi non dispone più di orientamenti e sostegni provenienti dalla Chiesa, il cui interesse nei confronti di questo aspetto della vita sociale è anzi fortemente calato nel corso degli ultimi decenni.
Ciònondimeno, i nostri attuali stili di vita, e i modelli dominanti del mondo dell’economia e del lavoro, rendono necessario ripensare al ruolo dei lavoratori nella società; un rinnovato movimento dei lavoratori i cui temi emergenti paiono essere:
- il passaggio dal lavoro-produzione al lavoro-relazione
- nuovi modelli di partecipazione
- una nuova idea generale della società
È per riflettere e lavorare su questo che il Circolo Dossetti di Milano, insieme ad ACLI, Città dell’Uomo, Comunità e Lavoro, Rosa Bianca, invita aderenti ed amici interessati a partecipare al seminario sul tema “Lavoro e cristianesimo”.
Testo di riferimento del seminario è il libro dello stesso titolo uscito di recente a cura di Costantino Corbari e Sandro Antoniazzi (si può trovare alla Libreria Jaca Book, in via Frua 11 oppure in qualche libreria cattolica quale, ad esempio, le Paoline, in via Pattari).
L’incontro si svolgerà con una breve presentazione dei temi in discussione e successivo confronto aperto, con interventi che non dovrebbero superare i 10-12 minuti.
Raccomandiamo ai partecipanti, per quanto possibile, di preparare gli interventi, magari concentrandosi su uno o due temi per un maggiore approfondimento.
Nell’attesa di incontrarci, porgiamo un cordiale saluto.
Le associazioni promotrici.
Alcuni interrogativi su “lavoro e cristianesimo”.
C’è stato nel tempo un calo di interesse e di impegno della Chiesa nei confronti del lavoro, parallelamente a un calo analogo avvenuto a livello della società. Se guardiamo alle forme con cui la Chiesa ha affrontato il problema dal dopoguerra ad oggi, in un primo momento tutta la comunità era impegnata (per paura del comunismo, perché le chiese allora erano piene di operai, perché si pensava che il lavoro avrebbe avuto grande importanza nel futuro). Successivamente la responsabilità è passata alle Acli e infine agli Uffici di Pastorale del lavoro. Ma di fronte all’ampiezza dei problemi attuali l’impegno corrispondente non appare proporzionato: è dunque l’insieme della comunità cristiana a dover trovare nuove forme per essere presente e interessarsi del lavoro.
Un nuovo rapporto della Chiesa col lavoro (che veda coinvolte sia le associazioni che le comunità, i decanati e parrocchie) è della massima importanza anche per la Chiesa stessa: la Chiesa oggi soffre degli stessi problemi di cui soffrono tutte le organizzazioni: individualismo e disintermediazione conducono ad una ad una concezione puramente personale della fede e all’abbandono dei sacramenti.
La fede è messa in discussione dall’attuale modo di vita e al riguardo una risposta utile e necessaria è certamente un maggior rapporto con la realtà, anche se oggi è poliedrica e costantemente mutevole. Inoltre la vita delle persone è fatta in larga misura dalla famiglia e dal lavoro, mentre la Chiesa dà una grande importanza solo alla prima. Ma il cristiano deve essere tale in tutta la sua vita e oggi si trova ad affrontare problemi complessi senza orientamenti e sostegni.
Il mondo del lavoro oggi è sottoposto a un generale rivolgimento e a una forte disgregazione, ciò che scoraggia molti da assumersi la responsabilità di impegnarsi nella sua riorganizzazione; d’altro canto, essa è assolutamente necessaria. Occorre dunque con pazienza ricostruire le condizioni e gli elementi di un movimento del lavoro rinnovato. Alcuni temi essenziali a riguardo sono:
- Una nuova idea del lavoro, che sostituisca l’idea centrale di ieri del lavoro produttivo-operaio. Oggi il lavoro è terziario, di relazione, di conoscenza. Occorre valorizzare queste nuove tendenze.
- Un altro tema fondamentale è la partecipazione, nelle imprese come nella comunità. La partecipazione è un bel nome, ma nella realtà è difficile, impegnativa, richiede responsabilità. D’altronde è una risposta fondamentale ai problemi di oggi.
- Occorre un’idea, almeno generale, sulla società: innanzitutto su com’è e come funziona e poi su come la vorremmo. Dobbiamo poi allargare la nostra visione a livello mondiale coi problemi connessi (immigrazione, dialogo tra le religioni, finanza, multinazionali, ecc…).
Non è ora di affrontare con decisone il problema del capitalismo?
Non stanno qui le difficoltà attuali della democrazia sovrastata dalla finanza e dall’economia mondiale?
La Chiesa aveva proposto, a partire dalla Rerum Novarum, la dottrina sociale come una terza proposta (non diciamo terza via) di fronte alle due forze ideologiche del tempo (borghesia e socialismo).
In questo dopoguerra, di fronte al pericolo comunista, si è di fatto schierata dalla parte dell’Occidente (e di ciò chiaramente risente la dottrina sociale).
Ma ora che non c’è più il pericolo comunista (che ci obbligava a difendere l’Occidente) possiamo criticare liberamente il capitalismo?
Non certo ideologicamente, né con idee fumose del tipo “superamento del capitalismo” “fuoriuscita dalla società capitalistica”, ecc…, ma con critiche puntuali e precise indicazioni alternative. In questa prospettiva può essere letto il pensiero di Papa Francesco.