Caro Giovanni,
mi hanno chiesto di dire qualche parola come uno dei tuoi amici che hanno condiviso con te l’impegno nelle ACLI, nel Circolo Dossetti, nell’attività politica ed istituzionale, ed io ci provo.
Ci provo, ma l’unica parola che mi viene è: grazie!
Grazie in primo luogo, come ci ricorderesti tu, al Signore, che ci ha fatto il dono della tua presenza e della tua amicizia, e anche se adesso ci mette alla prova con il dolore del distacco ci lascia il ricordo dei giorni passati insieme, delle risate, dei canti, dei momenti di familiarità, del tuo insegnamento che ci hai elargito senza atteggiarti a maestro e diventandolo proprio per questo, con il tuo esempio prima che con le parole.
Grazie per la forza della tua fede, che ha ispirato ogni momento ed ogni scelta della tua vita, e che ha avuto anch’essa la prova più dura quando, in questa stessa chiesa, da questo stesso leggio, tu hai dato l’addio a Sara, e hai saputo dire parole di fiducia, pur nell’angoscia, al “Dio attento ed appassionato” che non dimentica e non lascia solo nessuno dei Suoi figli.
Grazie per la tua lucidità nel disegnare scenari politici e sociali, a cui non ha mai fatto velo l’ambizione personale, quella lucidità che, come ha ricordato ieri un amico, ti permetteva di arrivare prima degli altri a comprendere lo svolgersi degli avvenimenti e a disegnare strategie.
Grazie per la tua erudizione, che non hai capitalizzato per te stesso ma hai messo al servizio di tutti, scrivendo e parlando ma soprattutto ascoltando ed apprendendo in un rapporto sempre fiducioso con le persone e con la loro umanità. Mai, che io sappia, ti sei negato all’incontro, mai hai lasciato andar via a mani vuote chi ti chiedeva uno scritto, una conferenza, un pensiero, anche se questo ti comportava lo stare sveglio fino a notte inoltrata o il sottoporti a viaggi gravosi, da cui tuttavia sapevi sempre trovare il meglio, negli incontri con le persone e con i luoghi. Non è un caso, credo, che quando il male si è manifestato, solo due mesi fa -ma sembra un’eternità- tu fossi impegnato in un incontro che ti avevano chiesto le ACLI milanesi a Ronchi di Massa. Potevi sottrarti, ma l’hai fatto lo stesso perché tu sei così.
Grazie appunto per le ACLI, le tue, le nostre ACLI, quelle che hai saputo rimodellare con l’aiuto di tanti amici, alcuni dei quali ti hanno preceduto nel Regno dei Cieli -Bepi, Pino, Camillo, Vincenzo …- riportandole alla loro dimensione di movimento sociale attento capace di reale progettualità politica come avvenne negli anni difficili della fine della cosiddetta Prima Repubblica, intuendo l’esistenza di un nesso inscindibile fra la questione sociale e quella istituzionale. E in quegli anni veramente, Giovanni, le ACLI ridivennero centrali nel dibattito pubblico.
Grazie per averci aiutato a rimotivare l’impegno sociale dei credenti, riscoprendo e riattualizzando, pur fra la perplessità di molti, quell’idea popolare sturziana che nel suo nocciolo essenziale poteva essere una delle vie per la rigenerazione della politica, e che ti ha permesso di essere fra i primi -in quel lontano Congresso straordinario delle ACLI a Chianciano nel dicembre 1993- ad intuire la possibilità di una positiva convergenza fra le culture politiche democratiche e riformiste nel nostro Paese.
Grazie per averci sempre stimolato a pensare e a cercare: in questi venti anni di esistenza i Circoli Dossetti hanno saputo rapportarsi con il meglio delle cultura riformista italiana ed eri sempre tu a spingerci avanti, a suggerire le strade da seguire, a saper leggere nelle loro anse sinuose il dipanarsi delle idee e la loro capacità di diventare fatti.
Ma grazie, soprattutto grazie per la tua amicizia, per il sostegno e la comprensione che hai sempre avuto per tutti, per il non aver mai coltivato pensieri indegni nemmeno nei confronti di chi ti era avversario e magari ti aveva anche fatto del male. Grazie per essere stato capace di mettere a suo agio ogni persona che si rivolgeva a te.
Grazie anche da parte mia, per avermi dato fiducia, per avermi accolto con semplicità nella tua cerchia familiare insieme a Silvia, la cara compagna della tua vita a te così simile, per avermi incoraggiato ed essermi stato vicino nei momenti difficili per essermi stato padre -sì questa è la parola- padre nel senso spirituale ed avermi aiutato a capire qual fosse la mia strada e come percorrerla.
Ha scritto Harvey Cox, uno degli autori che avevi studiato con attenzione negli anni della tua formazione che “la speranza cristiana rammenta che l’uomo è destinato a una città. Ma non è una città qualsiasi. Se riflettiamo sulle immagini del vangelo o sui simboli dell’Apocalisse, scopriamo che non si tratta semplicemente di una Città dove le ingiustizie sono abolite e il pianto è cessato. E’ una città dove è in corso una meravigliosa festa di nozze, dove il riso riecheggia, la danza ha appena avuto inizio e il vino deve essere ancora versato.”
In quella città sei arrivato anche tu, e lì ti hanno accolto tutte le persone a te care, Sara per prima, e mentre noi ancora siamo qui a lottare e a sperare in attesa di arrivare a quella città, a quella festa ricordati di noi, aiutaci a portare il nostro fardello quotidiano, prega per noi il Dio della gioia, il Dio fedele.
Grazie ancora Giovanni. Ciao.