Giuseppe Dossetti, come Giorgio La Pira, è personaggio difficilmente traducibile e quindi difficilmente esportabile. Per molteplici ragioni. Per una intelligenza acuta, sempre attenta al kairòs della storia, con l’ansia nel linguaggio più di precisare il concetto che di comunicarlo alla gente comune.
Fui io a contattare don Dossetti nella lunga vigilia dell’incontro delle Acli con il Papa polacco in Sala Nervi, l’8 dicembre del 1991. Temevo infatti trappole curiali. Poi Pino Trotta s’impossessò da par suo del personaggio, della sua storia e del senso di una vocazione eccezionale, in modo tale che Dossetti stesso disse di “sentirsi interpretato”. Una frase non abituale sulle sue labbra.
Ho raccolto in questo volumetto i testi elaborati in comune, insieme a due approcci successivi che vorrebbero dar conto della incredibile attualità del Monaco di Monte Sole.
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