Negli ultimi anni le “bufale” si sono diffuse ad una velocità incredibile, diventando, da fenomeno di nicchia, a fenomeno di massa.
Nella storia le fake news sono sempre esistite e molte volte ne hanno influenzato il corso degli eventi, come ad esempio la falsificazione del telegramma Ems (il primo classico esempio del rapporto sempre più stretto fra governi, sistemi di comunicazione, stampa, diplomazia e opinione pubblica) che fu determinante per l’inizio della guerra franco-prussiana del 1870 ed ebbe l’effetto “del panno rosso dinnanzi al toro francese” (Bismarck).
O ancora il poco convincente Telegramma Zimmermann che convinse il presidente degli USA Wilson ad entrare nella Prima Guerra Mondiale il 2 febbraio 1917.
Casi più recenti di fake news, usati per scopi geopolitici, sono state le presunte armi di distruzione di massa in possesso del regime iracheno di Saddam Hussein, che fornirono il casus belli agli USA per attaccare l’Iraq nel 2003.
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Salvatore Natoli presenta la lezione sulle fake news 08′ 56″
Marco Corno introduce Paolo Attivissimo 09′ 51″
Relazione di Paolo Attivissimo (prima parte) 60′ 36″
Relazione di Paolo Attivissimo (seconda parte) 27′ 00″
Domande del pubblico 05′ 20″
Risposte di Paolo Attivissimo 10′ 05″
Domande del pubblico 04′ 27″
Risposte di Paolo Attivissimo 15′ 30″
Domande del pubblico e di Salvatore Natoli 18′ 36″
Risposte di Paolo Attivissimo e chiusura 19′ 59″
Introduzione di Marco Corno a Paolo Attivissimo
Negli ultimi anni le “bufale” si sono diffuse ad una velocità incredibile, diventando, da fenomeno di nicchia, a fenomeno di massa.
Nella storia le fake news sono sempre esistite e molte volte ne hanno influenzato il corso degli eventi, come ad esempio la falsificazione del telegramma Ems (il primo classico esempio del rapporto sempre più stretto fra governi, sistemi di comunicazione, stampa, diplomazia e opinione pubblica) che fu determinante per l’inizio della guerra franco-prussiana del 1870 ed ebbe l’effetto “del panno rosso dinnanzi al toro francese” (Bismarck). O ancora il poco convincente Telegramma Zimmermann che convinse il presidente degli USA Wilson ad entrare nella Prima Guerra Mondiale il 2 febbraio 1917.
Casi più recenti di fake news, usati per scopi geopolitici, sono state le presunte armi di distruzione di massa in possesso del regime iracheno di Saddam Hussein, che fornirono il casus belli agli USA per attaccare l’Iraq nel 2003.
Le false informazioni, insomma, sono sempre state utilizzate dai governi nelle relazioni internazionali per ottenere importanti vantaggi diplomatici-strategici, ma adesso i mass media e i nuovi strumenti di comunicazione hanno portato le bufale all’opinione pubblica trasformando la loro influenza da orizzontale (da governo a governo) a verticale (governo-cittadini).
Gli effetti sulla società possono essere devastanti. Perché storpiano il senso della realtà creando falsi miti e falsi nemici, e dividendo ancora più una società che definire frammentata è un’utopia.
Ancora più preoccupante è la rapida diffusione delle fake news, specialmente nei social network, dove l’impatto della notizia prevale sul suo contenuto: molti utenti leggono semplicemente il titolo del post pubblicato senza preoccuparsi dell’attendibilità delle fonti.
Tale atteggiamento è molto pericoloso, perché la bufala esalta la sensibilità emotiva dell’utente, dato che la notizia del sito bufalaro e quello delle testate giornalistiche vengono visualizzate nello stesso modo: tutta l’attenzione è sull’immagine, enorme, accompagnata da un titolo e da due righe di testo iniziale di un articolo.
Chiaramente le fake news hanno anche un valore economico: chi mette “mi piace” ad una pagina automaticamente aumenta gli incassi dei bufalari.
Particolarmente diffuse sono quelle a sfondo religioso: questa fase della storia le fake news plasmano sempre di più il pensiero dell’opinione pubblica sull’immigrazione e sull’islam diffondendo una vera e propria islamofobia insensibile alla netta differenza tra islam e fondamentalismo islamico. Ancora più preoccupante è il crescente odio verso i cristiani le cui bufale alimentano sempre di più quello che papa Benedetto XVI ha definito cristianofobia.
Ma le bufale rischiano di diventare una minaccia anche per la democrazia: la libertà di pensiero e di informazione sono degli elementi cardini, ma perché siano tali è necessario che soddisfino il principio di trasparenza, che prevede sempre la volontà di fare buona informazione. Le fake news colpiscono proprio questo principio; purtroppo molte testate giornalistiche cadano anch’esse vittime delle bufale oppure le utilizzano per scopi personali, trasformando di conseguenza la libera informazione in propaganda mediatica.
Anche la politica non è esclusa da questo fenomeno: nell’attuale campagna elettorale, le fake news sono un mezzo usato da tutte le parti per attaccare i rispettivi avversari e condizionare il corpo elettorale italiano; la cui ormai plateale diffidenza nei confronti della politica crea un forte astensionismo, determinato in parte anche dalla poca affidabilità e competenza dei partiti vittime o inventori di notizie false.
A questo punto sorge spontanea una domanda: le fake news diventeranno un nuovo luogo di potere della società contemporanea? La risposta è sicuramente si: a prova di questa affermazione sono le elezioni americane del 2016 dove molto probabilmente, per la prima volta, si è applicata la psicometria (nata dall’unione tra la psicologia, la psicanalisi e la psicologia) una disciplina che è stata in grado di individuare con precisione sul territorio americano i possibili elettori di Trump e, di conseguenza, inviare post politici che riflettessero le personalità singole degli utenti condizionandone il voto elettorale.
La legge non può essere considerata l’unica soluzione per combattere le notizie false: è importante anche il contributo dei singoli cittadini che diffidano dalla “notizia facile” e sappiano distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Solo così si riusciranno a combattere le falsità e fare della nostra stampa uno strumento di informazione efficiente per le persone.
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- Salvatore Natoli presenta la lezione sulle fake news 08′ 56″
- Marco Corno introduce Paolo Attivissimo 09′ 51″
- Relazione di Paolo Attivissimo (prima parte) 60′ 36″
- Relazione di Paolo Attivissimo (seconda parte) 27′ 00″
- Domande del pubblico 05′ 20″
- Risposte di Paolo Attivissimo 10′ 05″
- Domande del pubblico 04′ 27″
- Risposte di Paolo Attivissimo 15′ 30″
- Domande del pubblico e di Salvatore Natoli 18′ 36″
- Risposte di Paolo Attivissimo e chiusura 19′ 59″