Le donne e l’ambiente: impegno civile e istituzionale, con Paola Turroni, Barbara Meggetto e Chiara Braga.

“Le sfumature del verde. Storie di donne e di ambiente” è il libro di Paola Turroni scelto per l’inaugurazione del Corso di Formazione alla Politica 2022-23.

Locandina "le donne e l'ambiente: impegno civile e istituzionale"

Per il triennio 2022-2025 il Circolo ha individuato come tema politico fondamentale l’ecologia umana integrale: tra rispetto del Pianeta e diritti sociali nei territori, tra libertà e diritti umani fondamentali da perseguire su scala globale, inauguriamo così il nostro Corso con questo tema, avvalendoci della testimonianza diretta di persone credibilmente impegnate al servizio della sostenibilità della presenza della specie umana nel Creato.

Un approccio integrale richiede che tutti mettiamo in campo le nostre migliori qualità, e che quelle femminili, finora poco espresse, siano valorizzate al loro meglio, in una ideale congiunzione tra qualità, competenze umane e professionali, e impegno per l’ambiente.

Sabato 29 ottobre 2022 abbiamo incontrato così quindici protagoniste: insieme alle 12 esperienze raccontate nel libro di Paola Turroni, è stata la stessa autrice, insieme a Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia, e Chiara Braga, Deputata al Parlamento Italiano, da sempre impegnata per l’ambiente.

Leggi l’introduzione di Andrea Rinaldo a Paola Turroni

Clicca sui file audio sottostanti per ascoltare le registrazioni della lezione

per scaricarli clicca sui tre pallini a destra del lettore audio (nei browser che lo consentono)
oppure vai ai link in fondo alla pagina

Luca Caputo, presidente dei Circoli Dossetti, presenta il corso e la lezione – 15:48
Andrea Rinaldo introduce la lezione e le relatrici – 18:16
Relazione di Paola Turroni, prima parte – 11:51
Relazione di Chiara Braga, prima parte – 13:47
Relazione di Barbara Meggetto, prima parte – 20:28
Andrea Rinaldo introduce la seconda parte della lezione – 5:12
Relazione di Chiara Braga, seconda parte – 10:50
Relazione di Barbara Meggetto, seconda parte – 15:40
Relazione di Paola Turroni, seconda parte – 6:28
Domande del pubblico in sala – 8:53
Risposte di Barbara Meggetto, Chiara Braga, Paola Turroni – 17:20
Domanda da remoto e dal pubblico in sala – 10:50
Risposte di Chiara Braga, Barbara Meggetto, Paola Turroni e chiusura della lezione – 9:27

Introduzione di Andrea Rinaldo al testo di Paola Turroni
“Storie di donne e ambiente”

Uno. La genesi dell’impegno personale e ambientalista

La narrazione di donne che hanno scelto di occuparsi e di lavorare per l’ambiente è: “…un racconto di donne giocose, ironiche, pungenti, materne, empatiche, riservate, accademiche, viaggiatrici, competenti. E determinate. Una sferzata di energia, potente e gentile, che segue le orme delle donne che hanno modellato l’ambientalismo nel tempo, prima fra tutte Laura Conti…2, secondo lo sguardo di Barbara Meggetto (La) Presidente di Legambiente Lombardia, contenuto nella sua prefazione al testo. Lo sforzo di Paola Turroni è quello di voler parlare di ambientalismo in termini concreti, con un approccio scientifico, comunicando nel contempo passione, determinazione, entusiasmo, raccontando l’esperienza di vita di dodici donne in prima persona, in modo da coinvolgere potentemente il lettore. Vanessa Pallucchi, vicepresidente nazionale di Legambiente, rileva nella sua postfazione che il metodo della narrazione autobiografica sia particolarmente efficace per raccontare le storie di queste donne ambientaliste a tutto tondo, a partire però dalla complessità femminile di approccio alla vita, e “...Attraverso questi racconti autobiografici leggiamo tanto del nostro Paese e di come il movimento ambientalista si sia intrecciato in alcuni periodi storici con quello femminista e affermato innanzitutto, dentro al mondo della ricerca e delle università…3. Forse il fil rouge che lega queste esperienze è l’intreccio tra lavoro e vita, fare quello per cui si crede, essere un tutt’uno nelle diverse dimensioni esistenziali; la coscienza di queste donne protagoniste plasmata sul campo ha permesso così di gettare ponti verso la conoscenza e l’innovazione, ipotizzando anche la possibilità contestuale di cambiamenti sociali ed ambientali, perché le due cose si tengono inevitabilmente insieme. C’è anche un aspetto per così dire “rivendicativo”, che le donne richiedono, cioè uno spazio di genere dove sperimentare la loro modalità di fare ambientalismo, non nel senso di una contrapposizione, semmai di una espressione di un valore aggiunto costituito da un “punto di vista diverso”, “altro”, rispetto ad una cultura patriarcale dominante. In questa direzione l’identità di genere può esprimersi anche in una educazione ambientale dei giovanissimi che deve marcare però una forte discontinuità rispetto alle modalità piuttosto obsolete attualmente esistenti.

Due. Storie di vita e di ambiente 1

Incontriamo così la vicenda esistenziale di Lucia Venturi, biologa e giornalista freelance, per la quale “...L’ambiente è ciò che mi ha determinato, ciò che mi determina. Occuparmene significa, in sostanza, prendermi cura di me…4, e il suo attivismo contro il nucleare e a favore delle energie rinnovabili. Lucia è stata tra le promotrici di “FestAmbiente” la kermesse di Legambiente nata per raccontare anche in modo conviviale l’idea di futuro che sta dietro al movimento del presidente attuale Stefano Ciafani. E del “Treno Verde”, una campagna itinerante svolta con la collaborazione delle Ferrovie dello Stato, di informazione e monitoraggio sui temi dell’inquinamento, del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile. È stata anche una delle poche Presidenti donne di un Parco, nel caso specifico quello della Maremma, dove ha potuto sperimentare la “scommessa” certamente non facile di un possibile equilibrio tra biodiversità, sviluppo economico, agricolo e turistico.

Gloria Zavatta può vantare una esperienza di vari decenni nella gestione integrata delle tematiche ambientali e sociali nei processi di aziende manifatturiere e di servizi, e nell’organizzazione di grandi eventi. Ha imparato a gestire la complessità, capendo fin da giovanissima quale sarebbe stata la sua strada – studiando agraria – erano quelli gli anni delle coltivazioni intensive, dei pesticidi, degli Ogm. Quindi le esperienze all’estero in America Latina, a giocarsi la sua capacità di mediazione tanto che “…posso dire oggi che tutta la mia vita è stata un investimento per far parlare le differenze…5, che può essere utile per quello che ancora deve venire come l’evento Milano Cortina 2026. Con Expo 2015 invece ha potuto essere artefice insieme ad altri di quella “economia circolare” che allora muoveva i primi passi, con al centro il tema della gestione dei rifiuti, cosicché la consapevolezza sulla sostenibilità ambientale è aumentata proprio grazie a quell’evento del 70%. Esperienze lavorative che si sono intrecciate con quelle della sua vita privata.

Claudia Sorlini ha un passato accademico notevole alle spalle, una vita dedicata alla ricerca da sperimentare ancora, il cui amore per la fauna e la flora gliel’ha trasmesso il padre, medico appassionato naturalista. Laureata in scienze biologiche nella sua lunga esperienza di ricercatrice ha potuto constatare che è la natura stessa che a volte ci offre le opportunità che si stanno cercando per proteggerla. Il suo campo di azione è stato per diverso tempo, quello di verificare se i danni provocati dai nuovi composti di sintesi chimica fossero in qualche modo contenibili, così da ridurre il loro impatto sull’ambiente, magari mediante l’aiuto di certi microrganismi capaci di degradare le sostanze chimiche inquinanti. Ma è stata anche sostenitrice delle fonti energetiche rinnovabili, dell’agricoltura biologica, del principio di precauzione in relazione agli Ogm, e oggi è consigliere di amministrazione e vicepresidente di Fondazione Cariplo, coronamento di una carriera dedicata alla ricerca, alla protezione dell’ambiente, con incursioni nella politica ed una esistenza spesa dentro allo stimolante e variegato mondo universitario. Troviamo la sua competente presenza anche nelle biografie di alcune altre donne protagoniste riportate nel testo che stiamo analizzando.

Maria Berrini, ci invita a tenere lo sguardo largo – architetto già direttrice di Amat – nel movimento ambientalista fin dal suo nascere. Poi l’attenzione verso i temi urbanistici, “…Per tutta la mia vita architettura, urbanistica e politica sono state in dialogo, si sono fortificate a vicenda…6, afferma la Berrini, dopo l’incontro al Politecnico con Bernardo Secchi preside allora della facoltà di architettura meneghina, quindi la laurea con Claudia Sorlini con una tesi dal titolo “Urbanistica ed Ecologia”, ed il cerchio delle affinità per così dire si chiude. Con un approccio personalistico però perché alla fin fine “…Occuparsi di ambiente è occuparsi dell’essere umano…7, ed anche con l’incontro con la nascente Legambiente, che con il periodico “La Nuova Ecologia” diffondeva e costruiva un sapere ecologista che in quella fase era parecchio pionieristico. E anche in questo caso l’essere donna, militante, lavoratrice, ambientalista si intreccia fecondamente con il dipanarsi della vita privata nelle sue espressioni più intime come l’adozione. L’esperienza poi di “Ambiente Italia” dove Maria ha potuto diventare “ecologa”, è stata determinante, così come quella settennale in Amat del comune di Milano.

Renata Lovati è una “contadina” come lei stessa desidera definirsi, ed allevatrice in un’azienda situata nel Parco Agricolo sud di Milano, che ha rivoluzionato però il fare agricoltura. Laureata in agraria, nella sua cascina a conduzione familiare produce latte biologico utilizzando tecniche di rigenerazione del suolo, ed anche nel suo caso l’imprinting della sua famiglia di origine è stato determinante per lo sviluppo della sua sensibilità verso la possibilità di svolgere una vita a contatto con la natura. Dopo un approccio convenzionale nel fare agricoltura nel 2009 arrivò la svolta “biologica”, non per moda ma per raggiungere una sostenibilità economica dell’impresa associata a concreti benefici sull’impatto ambientale. La sostenibilità appunto ha a che vedere con il rapporto equilibrato tra animali allevati e quantità di terra coltivata, il loro benessere, nell’alimentazione del bestiame a base di erba, una specie di “ritorno al passato”, e nella riduzione di farmaci veterinari, di concimi, insetticidi, diserbanti. Anche per Renata l’impegno politico ha svolto un ruolo molto importante, così come quello di genere nell’associazione “Donne in Campo”, imprenditrici nel settore dell’agricoltura, che si prodigano per una produzione sempre più ecocompatibile, e che rappresentano un numero sempre in aumento della conduzione aziendale.

Silvia Grossi è un’antropologa ed etnografa che ci invita a proteggere la fragilità, nata ambientalista per “istinto” nell’Oltrepò Pavese dove lì viveva in aperta campagna, ha potuto percepire diciamo anche “olfattivamente” cosa fossero allora i siti di raccolta dei rifiuti. Una terra bellissima e allo stesso tempo però vulnerata da infrastrutture ambientalmente molto impattanti. Intraprende quindi gli studi di filosofia, poi di scienze antropologiche; li lascia e li riprende anni dopo, perché aveva in sé l’esigenza di andare di persona sui luoghi, di osservare, di conoscere le persone, di fare pratica sociale, mescolando giornalismo ed antropologia. “…In Occidente identifichiamo il bello con il forte, mentre in Oriente la bellezza rappresenta una fragilità da proteggere…8 afferma la Grossi, c’è inoltre la dicotomia tra il paesaggio, cioè ciò che è plasmato anche dall’azione umana, e l’ambiente, inteso come spazio naturale non antropizzato, l’accettazione del rischio come elemento ineludibile del nostro comune destino. Così è stata in Nepal, in Thailandia, in Malesia, a condividere quegli eventi naturali che là hanno determinato fragilità, quella stessa fragilità che è stata creata in tutto il mondo dalla pandemia da Covid-19.

Tre. Storie di vita e di ambiente 2

Mita Lapi, ha una laurea in fisica, e si è occupata di formazione nell’ambito della sostenibilità presso Fondazione Lombardia per l’Ambiente, di sé afferma: “...Ho imparato dalla natura come si fa a vivere…9. Anche per lei la passione è nata da giovanissima e si è accompagnata con quella per la politica ed i viaggi. Poi l’esperienza lavorativa pluriennale, studiando il cambiamento climatico e producendo conoscenza da trasferire negli enti pubblici e privati, perseguendo la strada della de-carbonizzazione e dell’economia circolare, stabilendo sinergie con i diversi organismi che nel mondo si occupano di ambiente, e con gli inevitabili intrecci di tutto ciò con la sua vita privata. “…Dobbiamo pensare al nuovo modello di produrre e consumare energia, è molto interessante in tal senso il tema dell’autoproduzione, delle comunità energetiche, un tema che è al contempo culturale e ambientale…10 afferma la Lapi.

Monica Frassoni è nata in Messico ma è italiana, ed ha studiato scienze politiche a Firenze; è stata eurodeputata, per lei è necessario unire l’Europa per salvare il pianeta, per questo ha lottato nel parlamento europeo nelle file dei Verdi. A Bruxelles ha maturato il suo impegno ambientalista, ricercando nelle istituzioni europee quelle sintesi politiche che avvenivano gestendo i conflitti, attraverso un processo democratico e federale, trasformando i Verdi in una famiglia politica impegnata nella battaglia ecologista dentro l’istituzione. É stata particolarmente coinvolta dalle vertenze ambientali in Italia, ma anche dall’esperienza legata all’attività di parlamentare europea nei rapporti internazionali con l’America Latina.

Paola Brambilla è un eco-avvocata, impegnata a difendere i diritti dell’ambiente, “…Con la natura dovremmo avere un rapporto centrato sul desiderio. Abusiamo del termine cura, un approccio da caregiver che inevitabilmente implica onere e fatica. Dovremmo piuttosto scegliere di occuparci di alcuni temi che corrispondono alla nostra sensibilità e al nostro sistema di relazioni, sbarazzandoci di quel retaggio del senso del dovere che conferisce una connotazione negativa all’attivismo ambientale…11, afferma la professionista. É a partire da stimoli positivi che le persone si attivano, e trovano poi gratificazione in quello che fanno sopratutto se riguarda la loro vita e quella delle generazioni che verranno. La cura per la natura l’ha imparata da piccola, poi ha iniziato a collaborare con il WWF, salvando il complesso di archeologia industriale di Crespi d’Adda dalla speculazione, perseguendo nei fatti un eco-femminismo che vuole dire innanzitutto che la giustizia ambientale è strettamente connessa a quella sociale. La sua competenza l’ha spesa analizzando le VIA e le VAS per il Ministero dell’Ambiente, in una nazione che ha istituzionalizzato l’ambiente dal punto di vista normativo con un certo ritardo (Codice dell’Ambiente 2006 e modifica della Carta Costituzionale del 2022 art. 9 e 41), e che soltanto recentemente ha previsto la “compensazione preventiva” di un’opera.

Sonia Cantoni è laureata in scienze agrarie, e per lei è importante ripensare alla città sostenibile, giacché è cresciuta appunto tra la città e la natura, e l’ambiente è costituito da spazi antropizzati e incontaminati. La sua passione per l’ecologia si sviluppa all’università, occupandosi successivamente di energie rinnovabili, e al livello politico come assessora all’ambiente del comune di Sesto San Giovanni la ex “Stalingrado” d’Italia, ma anche collaborando con Legambiente. E come Presidente di Amsa a Milano, la multiutility dei rifiuti, dove ha avviato la raccolta dell’organico, e consigliera della Fondazione Cariplo, coniugando la battaglia ambientale con quella di genere, il suo sogno è di diventare “Maestra della potatura dell’ulivo”.

Serena Carpentieri, è laureata in scienze della comunicazione, e per lei è determinante diffondere l’ambientalismo, “sconvolgendosi” con il suo attivismo in Legambiente della quale è diventata vice-direttrice, mentre la sua attenzione verso la natura l’ha imparata in casa, dall’insegnamento dei genitori. L’impegno privato è diventato lavorativo proprio all’interno dell’associazione ambientalista, occupandosi di “Goletta Verde” e di “Goletta dei Laghi”, storiche campagne di monitoraggio della qualità delle acque del Belpaese, che hanno anche fatto emergere il problema della plastica in mare. Il viaggio di gruppo come avventura esperienziale fa parte del suo dna, così come la sua simpatia verso i movimenti a favore dell’ambiente che nascono dal basso, come quello dei giovani di Fridays For Future.

Vanda Bonardo, ha una laurea in Scienze Naturali, e non vuole smettere di imparare, le sue origini in un paesino del cuneese, le hanno permesso di diventare ambientalista come conseguenza del crescere in campagna. Poi l’impegno politico e la conoscenza di Alex Langer, quindi anche per lei Legambiente, l’attività di insegnante mai disgiunta però dal suo sentire ambientalista. “…L’ambientalismo è uno strumento per leggere la realtà e mettere in evidenza ciò che è bello e ciò che non funziona, per dare una direzione alla lotta per il benessere di tutto il pianeta…12 afferma la Bonardo. L’azione antropica modifica il territorio ma non tutto è devastazione, si tratta di conciliare le esigenze umane con la sostenibilità, ed in questa dialettica le donne possono dire la loro con uno sguardo di genere, e giacché vi è uno stretto nesso tra giustizia sociale ed ambientale, bisogna investire su chi presidia il territorio e lo difende. La montagna può essere l’habitat ideale per un nuovo modello di sviluppo, che tenga conto della peculiarità dei luoghi, li valorizzi e nello stesso tempo attui nel concreto numerosi “laboratori di sostenibilità”, la riduzione però della consistenza dei ghiacciai, ci indica che il tempo che abbiamo ancora a disposizione è davvero poco.

Quattro. Un ulteriore profilo di donna delle istituzioni decisamente ambientalista

Al pantheon verde per così dire proposto dalla Turroni vorrei aggiungere anche il profilo di Chiara Braga, deputata, politica ormai direi di lungo corso nonostante la sua giovane età, con una speciale sensibilità sulle questioni ambientali. L’onorevole Braga ha una formazione universitaria in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale, mentre la sua attività politica prima nel comasco, successivamente l’ha portata ad essere eletta più volte nell’assemblea di Palazzo Montecitorio, dove è stata nominata capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, e responsabile nazionale per l’ambiente del Partito. È stata eletta presidente della Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e illeciti ambientali (c.d. Commissione Ecomafie), che sotto la sua guida ha approvato dodici delle ventisei relazioni della XVII Legislatura, tra cui quelle sul ciclo dei rifiuti di Roma Capitale, sul fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti, sui consorzi e il mercato del riciclo, sull’applicazione e la riscossione della tassa sui rifiuti, su fenomeni illeciti nel traffico transfrontaliero di rifiuti, sulle bonifiche nei siti di interesse nazionale, sulle “navi dei veleni”, sulla regione Campania13. Centrali nel suo impegno politico e parlamentare sono i temi dell’ambiente, della lotta contro il dissesto idrogeologico, della green economy, dell’economia circolare e dell’acqua. Tra le sue proposte legislative ricordiamo la legge per il contenimento del consumo di suolo con la quale ci si è posti l’obiettivo di dare finalmente anche all’Italia un dispositivo che freni il suo consumo sconsiderato. La legge che ha introdotto i delitti ambientali nel codice penale (L. 22 maggio 2015, n. 68, c.d. legge sugli ecoreati) e la proposta di legge sul riordino delle Agenzie Ambientali14.

Cinque. Donne ambientaliste competenti per superare il patriarcato e per costruire un mondo migliore

C’è un elemento comune tra i sistemi di potere che sdoganano lo sfruttamento dell’uomo sulla donna, dell’uomo sulla natura, del ricco sul povero, del bianco sul nero, ed è il fatto che gli stessi si legittimano a vicenda; così è necessario unire le lotte a livello transnazionale per cambiare quell’unico modello neoliberista che ne è l’architrave portante. Le tematiche in questione non sono soltanto quelle ambientali sono anche quelle di genere. Le violenze sessiste sulle donne sono piuttosto diffuse, mentre la discriminazione sul posto di lavoro permane, anche a causa delle disuguaglianze esistenti: infatti gli uomini possiedono a livello mondiale più ricchezze delle donne, e controllano la maggior parte delle aziende esistenti. Sul genere femminile è stato scaricato poi quel welfare che il pubblico non eroga più, inoltre permane la difficoltà per le donne con figli di poter conciliare i tempi della cura con quelli del lavoro. La parità di genere rappresenta anche un elemento funzionale allo sviluppo economico ed alla crescita del benessere complessivo della società, ed è ancora da raggiungere nonostante vi siano diversi strumenti normativi sia di carattere nazionale che internazionale. Il lavoro editoriale di Paola Turroni riprende e sistematizza le biografie lavorative, politiche e personali di una dozzina di donne che hanno scelto di far ruotare le loro vite attorno al perno dell’ambiente. Analizzandone i tratti salienti ed unendo per così dire “i puntini adiacenti”, il risultato che si ottiene è il perimetro di un “programma progressista” tutto da sperimentare. Un futuro migliore per l’umanità che si può sperare costruendo un campo ecologista, appunto progressista e femminista, e realizzando in concreto le ragioni della giustizia sociale e di quella ambientale. Le nuove generazioni si sono accorte dei cambiamenti in atto e delle urgenze alle quali è necessario dare delle risposte, ed una certa visione del mondo si è già consolidata producendo attivismo e prese di posizione. Con la guerra alle porte dell’Europa, in un quadro geopolitico globale di instabilità, dopo gli esiti nefasti di una crisi sanitaria non ancora del tutto conclusa, va evidenziata anche una significativa sensibilizzazione collettiva sulle questioni ambientali. La via di uscita potrebbe essere facile e insieme piuttosto complicata: ridurre il neoliberismo imperante ridistribuendo ricchezza, sapere, potere; accompagnando la transizione ecologica, valorizzando il lavoro, superando il patriarcato e costruendo una società più inclusiva. Le esistenze di queste donne così volitive ci indicano il percorso con il loro impegno, la loro intelligenza, e forse quel pizzico di follia che ci vuole per intraprendere imprese di ampio respiro; una speranza soprattutto per quelle generazioni che ad un certo punto della loro vita sono giunte alla conclusione che “volevamo cambiare il mondo ma il mondo invece ha cambiato noi”.

Un sentito ringraziamento a Paola Turroni, social worker e scrittrice, a Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia e all’onorevole Chiara Braga, deputata alla Camera dei Deputati della Repubblica Italiana.


1 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022.
2 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 7
3 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 181
4 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 13
5 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 35
6 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 63
7 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 66
8 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 95
9 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 105
10 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 115
11 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 131
12 P. Turroni, Le sfumature del verde, ed. Laurana, Milano, 2022, p. 170
13 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiara_Braga
14 Fonte: https://chiarabraga.it/la-mia-storia/


File audio da scaricare (clicca sul link)

  1. Luca Caputo, presidente dei Circoli Dossetti, presenta il corso e la lezione – 15:48
  2. Andrea Rinaldo introduce la lezione e le relatrici – 18:16
  3. Relazione di Paola Turroni, prima parte – 11:51
  4. Relazione di Chiara Braga, prima parte – 13:47
  5. Relazione di Barbara Meggetto, prima parte – 20:28
  6. Andrea Rinaldo introduce la seconda parte della lezione – 5:12
  7. Relazione di Chiara Braga, seconda parte – 10:50
  8. Relazione di Barbara Meggetto, seconda parte – 15:40
  9. Relazione di Paola Turroni, seconda parte – 6:28
  10. Domande del pubblico in sala – 8:53
  11. Risposte di Barbara Meggetto, Chiara Braga, Paola Turroni – 17:20
  12. Domanda da remoto e dal pubblico in sala – 10:50
  13. Risposte di Chiara Braga, Barbara Meggetto, Paola Turroni e chiusura della lezione – 9:27

Permalink link a questo articolo: https://www.circolidossetti.it/le-donne-e-lambiente-impegno-civile-e-istituzionale/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.