L’economia alla prova della disinformazione economica.
CARLO COTTARELLI: Pachidermi e pappagalli. Tutte le bufale sull’economia a cui continuiamo a credere.

L’obiettivo che ci poniamo in questo quarto appuntamento del 21° Corso di Formazione Politica dei Circoli Dossetti di Milano 2019-2020, Economie globali e formazione del consenso, è quello di affrontare il tema delle fake news o bufale in economia, soprattutto quelle che circolano in Italia. In particolare di come esse vadano a favorire la propaganda di alcuni partiti e movimenti politici, aumentandone il consenso.

Nei tre precedenti libri: La lista della spesa, Il macigno e I sette peccati capitali dell’economia italiana, l’autore ha cercato di fotografare la realtà economica del nostro Paese. Questo libro invece parla di come questa realtà sia percepita e, soprattutto, di come la si voglia far percepire. Parla di false informazioni economiche che circolano ormai da parecchio tempo e vengono considerate verità assolute.

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Premessa di Luca Caputo 09′ 52″

Introduzione di Vincenzo Sabatino 20′ 57″

Relazione di Carlo Cottarelli  1h 06′ 20″

Domande del pubblico 04′ 49″

Risposte di Carlo Cottarelli 11′ 48″

Domande del pubblico 05′ 24″

Risposte di Carlo Cottarelli 05′ 23″

Domande del pubblico 03′ 56″

Risposte di Carlo Cottarelli 11′ 01″

Domande del pubblico 04′ 30″

Risposte di Carlo Cottarelli e chiusura della lezione 12′ 10″

Da sinistra: Vincenzo Sabatino, Carlo Cottarelli, Luca Caputo

Da sinistra: Vincenzo Sabatino, Carlo Cottarelli, Luca Caputo

Il pubblico della Sala Verde

Il pubblico della Sala Verde

Carlo Cottarelli, lezione alla Sala Verde

Carlo Cottarelli, lezione alla Sala Verde

Introduzione di Vincenzo Sabatino a Carlo Cottarelli

Introduzione

L’obiettivo che ci poniamo in questo quarto appuntamento del 21° Corso di Formazione Politica dei Circoli Dossetti di Milano 2019-2020, Economie globali e formazione del consenso, è quello di affrontare il tema delle fake news o bufale in economia, soprattutto quelle che circolano in Italia. In particolare di come esse vadano a favorire la propaganda di alcuni partiti e movimenti politici, aumentandone il consenso.

Nei tre precedenti libri: La lista della spesa, Il macigno e I sette peccati capitali dell’economia italiana, l’autore ha cercato di fotografare la realtà economica del nostro Paese. Questo libro invece parla di come questa realtà sia percepita e, soprattutto, di come la si voglia far percepire. Parla di false informazioni economiche che circolano ormai da parecchio tempo e vengono considerate verità assolute.

In Italia le bufale economiche hanno una particolare diffusione. A questo hanno contribuito tre fattori:

  1. La facilità con cui le notizie trasmesse in rete da chiunque riescono a raggiungere milioni di persone. Noi italiani siamo grandi utilizzatori dei social media attraverso i quali le bufale si diffondono rapidamente. Il grado di penetrazione (utenti rispetto alla popolazione) dei social media in Italia è del 57% (53% nella media europea e 42% nel mondo) e il grado di penetrazione nell’uso dei social tramite cellulare è del 51% (45% nella media europea e 39% nel mondo). Ancora più evidente è la nostra dipendenza dai social in termini di tempo: siamo al quarto posto dopo Portogallo, Svezia e Regno Unito.
  2. La potenziale efficacia comunicativa consentita dalla rete stessa nel combinare parole  e immagini che “parlano alla pancia”. Questa potenzialità viene facilmente sfruttata da parte di esperti e strutture organizzate che conoscendo gli algoritmi con cui funziona la rete, sono in grado di posizionare al meglio e rendere più credibili le bufale che si vogliono far circolare.
  3. Il deludente andamento dell’economia italiana nell’ultimo quarto di secolo. Il tasso di crescita del nostro reddito pro capite al netto dell’inflazione negli ultimi 25 anni è stato il secondo più basso fra tutti i paesi avanzati e fra i più bassi al mondo; solo la Grecia ha fatto peggio.

La struttura del libro è composta da quattro sezioni:

  1. Bufale contro l’Establishment (Cap 1 – Cap 5): sono quelle care a gruppi e movimenti populisti cioè a chi lotta contro l’establishment. Si tratta spesso di bufale utilizzate proprio per catalizzare la protesta contro chi ci ha governato in passato.
  2. Bufale dell’Establishment (Cap 6): solitamente orientate a presentare la realtà in modo migliore di quella che è, e a cercare di convincere il popolo che tutto vada bene.
  3. Produzione di Bufale (Cap 7): si concentra proprio su chi produce le bufale e sulle relative tecniche di produzione. Conoscere tali tecniche consente di sviluppare gli anticorpi adeguati.
  4. Storytelling delle Bufale (Cap 8): offre una visione dall’alto della “mandria di bufale” economiche circolate in Italia negli ultimi decenni, un’immagine creata ad arte in modo funzionale alla riproposta di politiche economiche presentate come nuove, ma in realtà vecchie, sono spesso la causa dei problemi di cui l’economia italiana attualmente soffre.

Ciascun capitolo si conclude con una breve sezione su Cosa C’è di Vero, perché una buona bufala richiede un minimo di verità a tutte le frottole che i produttori di bufale intendono propinarci, distinzione che è necessaria se si vogliono trovare le soluzioni giuste ai problemi esistenti.

sintesi visuale dei contenuti

Glossario

Euro-bufale

Sono quelle relative all’Unione Europea e alla sua moneta. Le bufale non nascono per caso sono spesso funzionali a un disegno di propaganda politica. E non c’è dubbio che uno degli obiettivi della propaganda politica negli ultimi anni sia stato incolpare l’Europa, l’euro e chi ha promosso il nostro ingresso nell’unione economica e monetaria, sancita dal trattato di Maastricht, all’origine di tutti i mali che affliggono l’Italia con un obiettivo: quello di rafforzare movimenti e partiti che premono per un’uscita per lo meno dall’euro se non dall’Unione stessa. Del resto la pratica di diffondere euro-bufale per promuovere un allontanamento dall’Europa non è certo solo pratica italiana come dimostrano anche le parole di Boris Johnson in Gran Bretagna nella campagna elettorale in corso. Possiamo raggruppare le euro-bufale in 5 recinti:

  1. Riguarda alcuni effetti catastrofici che l’euro avrebbe avuto sulla nostra economia.
  2. Comprende le regole sui cui si sostengono i conti pubblici dei paesi dell’eurozona: regole troppo austere.
  3. Riguarda la Banca centrale europea che, vincolata dal proprio mandato scritto da una mano teutonica, non sarebbe in grado di fare gli interessi economici dei paesi dell’euro.
  4. E’ relativo alle regole europee su forma, dimensione, peso, di svariati prodotti alimentari, quelle a cui fa spesso riferimento Boris Johnson.
  5. Riguarda la supposta differenza di trattamento nel modo in cui le regole europee vengono applicate, favorendo alcuni paesi: Francia e Germania in primis e danneggiandone altri: l’Italia. Non dobbiamo stupirci se le bufale sono particolarmente numerose in quest’ultimo recinto. Sostenere che l’arbitro è venduto è il nostro sport preferito.

Bufale bancarie

Dieci anni fa l’economia mondiale si dibatteva nel mezzo della peggiore crisi dagli anni Trenta, una crisi che ebbe gravi conseguenze per centinaia di milioni di persone. La crisi del 2008-2009 partì dal sistema finanziario americano, ma si estese rapidamente al settore finanziario di altri paesi e poi all’economia reale con una caduta del Pil nei paesi avanzati del 3,3% nel 2009. La caduta sarebbe stata ancora più rapida e profonda se i governi non avessero versato centinaia di miliardi a sostegno del sistema bancario e molto, molto di più a sostegno della spesa delle famiglie e imprese, che si era contratta per l’incertezza causata dalla crisi finanziaria. La crisi ebbe un effetto molto pesante anche per le finanze pubbliche: il debito pubblico aumentò rapidamente passando, nella media dei Paesi avanzati, dal 71% del Pil nel 2007 al 106% del Pil nel 2012, un aumento di quasi 20 trilioni di dollari. Non dobbiamo quindi meravigliarci se di fronte a questi sviluppi, l’opinione pubblica mondiale, che certo anche prima non aveva una grande opinione del sistema finanziario, divenne ancora più negativa rispetto a questa parte del sistema economico. Né è una sorpresa se, in questo contesto le bufale sulle banche hanno trovato un fertile pascolo. La più importante che circola è quella secondo cui le banche non farebbero il loro dovere pur essendo piene di soldi, non prestando denaro alle imprese per sostenere la crescita. L’altra è quella in base alla quale le banche e i governi avrebbero sperperato 60 miliardi di soldi pubblici per fare un favore ai loro amici banchieri.

Bufale contro i tecnici e le loro ricette economiche ortodosse: “l’economia non può prevalere sulla politica”

Non deve stupire se in campo economico esistono e forse di recente sono aumentate le teorie e interpretazioni alternative a quelle tradizionali o Mainstream, ritenute valide dai più. L’economia non è una scienza esatta; per lo meno non così esatta come la fisica o la matematica, mentre spesso gli economisti parlano come se fossero portatori di una verità universale. Talvolta però si arriva all’eccesso opposto: quello dì pensare che le teorie economiche siano come i piatti di un menù tra cui si sceglie il preferito in base alle tendenze del momento o al colore politico tanto alla fine “una vale l’altra”. Già il colore politico. Negli ultimi anni nel nostro paese si è diffusa anche l’idea che “l’economia non può prevalere sulla politica”. Non si sa bene chi abbia lanciato tale tesi, ma la sua diffusione è stata molto influenzata dall’esperienza del governo c.d. Tecnico di Mario Monti. E ha convinto tanto esponenti del governo della passata legislatura, a partire da Matteo Renzi, quanto esponenti dei governi di quella corrente. Anche gli attacchi ai Professori iniziarono già nella legislatura precedente. Non sorprende che siano partiti alla grande nella corrente legislatura. Ora dovrebbe essere ovvio a tutti che i tecnici, compresi i tecnici economici, non possono prendere decisioni che sono di natura politica e la maggior parte delle decisioni che riguardano la finanza pubblica lo sono, in quanto riflettono idee sul tipo di società che vogliamo avere: per esempio sul grado di solidarietà e redistribuzione attraverso la tassazione e la spesa pubblica che vogliamo realizzare. I tecnici possono solo consigliare. In democrazia l’ultima parola deve essere dei politici ossia di coloro la cui autorità deriva da un mandato popolare. In questo senso la politica deve prevalere sulla tecnica.

Bufale sulle pensioni

Ogni anno vengono erogate in Italia circa 23 milioni di pensioni. Dato che alcuni ricevono più di una pensione il numero delle persone che riceve pensioni è un po’ più basso, ma si tratta comunque di un incredibile serbatoio di voti. È ovvio quindi che in Italia il tema delle pensioni sia molto sentito e che i politici debbano considerare i pensionati come un’importante categoria. In realtà il tema delle pensioni coinvolge un numero ben più ampio di persone perché tutti i lavoratori attuali aspirano ad avere una pensione il più elevata possibile e al più presto. Le bufale più tipiche di questo tipo sono: “A pagare sono sempre i pensionati”, “L’età del pensionamento in Italia è alta”, “Per assumere giovani occorre pensionare gli anziani”, ecc.

Bufale sui poteri forti

La tesi secondo cui siamo tutti marionette nelle mani dei poteri forti sono in giro da decenni, forse da sempre. Ma ora abbiamo nomi e cognomi: George Soros è uno dei principali colpevoli. La potenza delle grandi multinazionali e delle grandi banche, le loro influenze lobbistiche, non vanno certo sottovalutate. Ma da qui a pensare che tutto sia governato da qualche burattinaio mondiale ce ne passa. I poteri forti esistono ma spesso gli interessi di alcuni vanno contro gli interessi degli altri, il che fortunatamente impedisce una coalizione di forze per dominare il mondo. In ogni caso è piuttosto semplicistico imputare tutti i problemi del pianeta o dell’Italia a qualche complotto internazionale. Una delle più note bufale in questo ambito riguarda le congiure internazionali contro i governi italiani come la caduta del governo Berlusconi che portò a Palazzo Chigi Mario Monti o quella più recente in cui Conte avrebbe venduto a Francia e Germania il nostro paese pur di fare nuovamente il presidente del consiglio, ecc.

Bufale dell’Establishment 

Establishment è il termine con cui ci riferisce alle Forze o Istituti Istituzionali, soprattutto di carattere internazionale, che agiscono sul nostro paese. Pertanto possiamo definire le bufale appartenenti a tale categoria come Bufale Istituzionali. Sono le bufale dell’Establishment che hanno la seguente caratteristica principale: quella di negare l’esistenza di effetti negativi collegati a certe politiche che si intendono intraprendere, ovvero che qualcuno ci possa perdere per effetto di queste politiche sia nel breve che nel lungo periodo. Spesso l’Establishment ha difeso certe politiche come se comportassero solo delle Win-Win Situation ovvero situazioni in cui tutti hanno da guadagnare qualcosa, non esistono Trade-off, ossia situazioni in cui si deve perdere qualcosa per guadagnare qualcos’altro. Bufale tipiche di questa categoria sono quelle sulla globalizzazione, il debito pubblico, ecc.

Tecniche di produzione delle bufale

Sono quelle costruite sull’economia italiana e sui nostri conti pubblici, godono di ottima salute e sono alimentate quotidianamente da ottimi produttori: esperti di comunicazione, abili partecipanti ai talk show, gestori di siti internet con centinaia di migliaia di sostenitori. Controbattere a queste bufale è davvero una lotta impari. Esse vengono veicolate non solo attraverso i media tradizionali (TV, radio e giornali), ma anche sui social, ormai lo strumento principale (insieme alla TV) per la comunicazione di massa.

Lo storytelling delle bufale

Le bufale non costituiscono una mandria disordinata, non sono un insieme casuale di false notizie, di dicerie che si sviluppano spontaneamente. Molte di queste sono volte a fornire una rappresentazione al suo interno coerente anche se poco veritiera della realtà economica italiana e della storia economica degli ultimi decenni. Una rappresentazione funzionale a spingere l’opinione pubblica in una certa direzione politica. Le bufale sono come tasselli di un gigantesco puzzle che contiene una Narrativa o Storia semplice e potente che può essere usata per convincere l’opinione pubblica della necessità di rigettare certi valori e muoversi verso una diversa direzione politica, una direzione che sembra nuova ma in realtà finisce per replicare quelle politiche che hanno generato i problemi economici vissuti in Italia nell’ultimo quarto di secolo. La potenza di queste narrative è di utilizzare a fini politici una tecnica di comunicazione ben precisa: quella della propaganda.


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  1. Premessa di Luca Caputo 09′ 52″
  2. Introduzione di Vincenzo Sabatino 20′ 57″
  3. Relazione di Carlo Cottarelli  1h 06′ 20″
  4. Domande del pubblico 04′ 49″
  5. Risposte di Carlo Cottarelli 11′ 48″
  6. Domande del pubblico 05′ 24″
  7. Risposte di Carlo Cottarelli 05′ 23″
  8. Domande del pubblico 03′ 56″
  9. Risposte di Carlo Cottarelli 11′ 01″
  10. Domande del pubblico 04′ 30″
  11. Risposte di Carlo Cottarelli e chiusura della lezione 12′ 10″

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