Niente come una ballata riesce a tenere insieme il dolore e la memoria di una figlia perduta. Perché il dolore più è forte, più resiste, e più si concede alle parole semplici e ai ritmi meno sincopati.
Scorre come un lento fiume senza smarrirsi nei meandri. Va via con un ritmo tale da rasentare l’abitudine, e a tratti somiglia a un lago triste più che a un fiume.
E invece scorre e non s’arresta perché ignora la foce (che davvero non esiste). Eppure è proprio questo dolore che ricompone le immagini, le ravviva, le rinnova (ovviamente soltanto in bianco e nero).
Ogni mattina, dopo il Magnificat, tenendoci per mano – mai il Requiem – Silvia ed io ci ripetiamo: “Sara è con noi”. È vero e funziona.
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