Quando Loris Francesco Capovilla nacque, il 15 ottobre 1915, la sua Venezia era già retrovia immediata della guerra mondiale scoppiata oltre un anno prima ed in cui l’ Italia era entrata il 24 maggio precedente.
Quando venne ordinato prete dal card. Adeodato Piazza, Patriarca della città lagunare, era il 23 maggio 1940, e meno di un mese dopo l’ottusità ed il cinismo di Mussolini avrebbero fatto entrare il nostro Paese nel sanguinoso vortice del secondo conflitto mondiale.
Tredici anni dopo, il 15 gennaio 1953, nel pieno della guerra fredda, questo ancor giovane prete che con apprezzamento generale dirigeva il settimanale cattolico veneziano apprese la notizia della nomina al Patriarcato di un prelato che lui conosceva appena, un anziano diplomatico vaticano di origine bergamasca reduce dall’incarico di Nunzio apostolico a Parigi.
Non poteva don Loris immaginare che Angelo Giuseppe Roncalli sarebbe stato l’uomo che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, segnandola e sconvolgendola dal profondo , al punto di decidere di passare l’ultima parte del suo lungo percorso esistenziale nel paese di nascita del suo maestro e padre, Sotto il Monte, di cui probabilmente a lungo aveva ignorato fin l’esistenza.
La simbiosi di don Loris con il cardinale Roncalli, con Papa Giovanni XXIII , fu totale, basata sull’amore e sul rispetto, sulla lezione quotidiana di vita evangelica che egli riceveva dall’uomo che serviva con filiale dedizione, da quando inopinatamente gli chiese, nella primavera del 1953, di aggregarsi alla famiglia patriarcale come suo segretario particolare, a quando dieci anni dopo, nel doloroso e magnifico giugno 1963, egli dovette fare ciò che Roncalli aveva fatto tanti anni prima con il suo maestro Radini – Tedeschi, sussurrargli all’orecchio che l’incontro con il Signore era prossimo.
Nel corso degli anni successivi, prima negli incarichi episcopali a Chieti e a Loreto, poi nell’operoso ritiro di Sotto il Monte, mons. Capovilla ha mantenuto vivo il ricordo del suo Papa potendo vedere il giorno della sua beatificazione e canonizzazione.
La scelta del Papa venuto dalla fine del mondo, Francesco, di riconoscere la porpora cardinalizia a questo testimone di un secolo breve e feroce non è il coronamento di una carriera ma il riconoscimento delle qualità umane e sacerdotali di un uomo che ha vissuto la storia degli uomini nella fede in Dio.