Dopo le torri, dopo la polvere il mondo e’ cambiato. La nostra vita e’ come geneticamente cambiata.
Io, handicappato 50 anni, come vedo il futuro? Forse dovremmo fare prima un discorso, dopo gli anni delle lotte sociali che mi portavano sempre in prima fila, un po’ per farmi conoscere da tutti ma anche per un po’ di voglia di essere al centro dell’attenzione… Erano gli anni in cui frequentavo: cineforum (quanti films di Bergman), dibattiti a valanga… forse… per la voglia di uscire e di fare …per non pensare alle mie difficoltà concrete. Erano anni in cui il dibattito era un fatto quotidiano.
Parrocchie che mi chiedevano come organizzare gruppi di volontariato (allora questa parola non c’era nel nostro vocabolario) per handicappati.
Mi ricordo che la prima cosa che dicevo era: perché non facciamo un gruppo per l’Uomo con la U maiuscola (Don Milani). Li mettevo in crisi ma era il mio punto di vista: non si aiuta un individuo se non lo si mette in un determinato contesto. Aiutare l’uomo voleva dire aiutare l’handicappato, la donna, il disoccupato ecc. Ecco io sono vissuto in questo clima: le lotte sociali mi trovavano sempre in prima fila.
Ora sono stanco, non fisicamente, non riesco a trovare stimoli, non vedo nessuno accanto a me… E’ un problema che forse un’altra volta affronteremo, ma sono sicuro che dodici uomini più uno 2.000 anni fa ci hanno dato l’input per dare un senso alla nostra vita. Erano solo tredici uomini ma hanno dato a milioni di uomini un senso alla vita.
Proprio ieri sera ero a fare quattro chiacchiere con una mia amica con 3 figli di cinque, otto e dodici anni e da 3 vedova. Stavamo parlando del senso della vita. Io le dicevo che il fine della sua vita erano i figli che nonostante tutto lei aveva subito. “No, caro Marco, i miei tre marmocchi non sono il fine della mia vita ma solo il mezzo che il Risorto mi mette a disposizione per arrivare alla santità”. Non e’ una teologa ma non credo ci sia una risposta più azzeccata.